Ormai se ne sente parlare sempre più spesso: è un termine coniato nel 2010 da un gruppo di donne oversize che rivendicavano il loro aspetto fisico sui social, utilizzando l’hashtag #BodyPositivity. Con il passare degli anni, la Body Positivity si è trasformato in un vero e proprio movimento che promuove un approccio positivo dedicato a tutti coloro che non rientrano negli standard di “normalità” impostati dai media.
I canoni di bellezza sempre più artefatti e inavvicinabili vengono interiorizzati velocemente e intaccano la fiducia nel proprio aspetto fisico, influenzando negativamente la salute mentale, talvolta in modo debilitante.
A confermarlo è Liam Preston, responsabile della comunicazione nel gruppo YMCA e realizzatore della campagna BeReal, secondo cui “se una persona non ha fiducia nel proprio corpo, tende a non presentarsi ai colloqui di lavoro, ha meno propensione a sposarsi e meno voglia di andare in vacanza. È un dato di fatto: il 52% dei giovani si preoccupa del proprio aspetto esteriore e ben il 30%, sentendosi inadatto, tende ad isolarsi, evitando di svolgere determinate attività».
In un certo senso, la Body Positivity si alimenta del “Body Shaming”, la preoccupante tendenza a giudicare e criticare pubblicamente l’aspetto fisico altrui, e cerca di convertirne il linguaggio negativo in gesti di amore e di cura per sé stessi.
Oltre il 90% delle ragazze e circa il 60% dei ragazzi adolescenti americani è stato, almeno una volta, vittima di questa piaga sociale; ecco perché gli influencer Body Positive, oltre che attraverso i canali social, lavorano a stretto contatto con le scuole, affinché la fiducia in sé stessi e nel proprio aspetto fisico diventi una vera e propria competenza da sviluppare e allenare.
E se il segreto non fosse accettare il proprio corpo, ma non pensarci del tutto?
Parallelamente alla Body Positivity, negli ultimi 5 anni si è sviluppata la Body Neutrality, un approccio evoluto che ci propone di abbandonare ogni considerazione di tipo estetico e concentrarsi solo sulle funzioni del corpo e sul nostro contributo affinché esso funzioni in modo sano ed equilibrato. In buona sostanza, lavorare sulla nostra mente.